PTSD: sintomi e trattamento della Sindrome da Stress Post-Traumatico

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) è stato riconosciuto solo nel Novecento, ma è uno dei principali disturbi a base psichiatrica della nostra epoca. Si sviluppa, di norma, dopo l’esposizione a un evento particolarmente traumatico, che ha messo in pericolo la salute e l’integrità fisica o psichica di chi ne soffre. Alcuni dei sintomi più comuni possono essere invalidanti, e compromettere la qualità della vita e il normale funzionamento di chi ne soffre. Per questo, è importante imparare a riconoscerne i sintomi e sapere come trattarlo.

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I traumi scatenanti

Sono tante le esperienze potenzialmente traumatiche che è possibile incontrare nel corso della vita. È possibile, infatti, distinguere i “piccoli traumi” (t), ossia quelle esperienze soggettive percepite come disturbanti ma che sono caratterizzate da una percezione del pericolo non troppo intensa (ad es. umiliazioni, bullismo, vissuti durante l’infanzia etc.), dai “grandi Traumi” (T), vale a dire tutte quelle situazioni che portano alla morte o che minacciano l’integrità psico-fisica propria o dei propri cari (ad es. abusi, violenze, incidenti, disastri naturali etc.).

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico è spesso in comorbilità con altri disturbi a base psichiatrica, quali depressione maggiore, abuso di sostanze o ansia (Kessler et al., 2005), e alcune ricerche (Yehuda et al., 2015) hanno convalidato un maggior rischio per le donne di subire traumi, come abusi o violenze psicologiche e fisiche, nonché una maggiore predisposizione genetica per questo disturbo.

I sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico

Il DSM 5 ha distinto i sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico in alcune categorie (DSM-5, APA., 2013).

  • Sintomi intrusivi: ossia sogni, incubi o ricordi ricorrenti, non volontari e angoscianti relativi all’evento traumatico; reazioni di dissociazione (in genere flashback in cui le persone rivivono il trauma); fattori internalizzanti ed esternalizzanti che ricordano alcuni aspetti del trauma (ad es. vedere qualcuno che assomiglia all’aggressore).
  • Strategie di evitamento: chi soffre di disturbo da stress post-traumatico cerca delle strategie per evitare di entrare in contatto con tutto ciò che riguarda il trauma. I soggetti tendono ad evitare luoghi, situazioni o persone che ricordano l’evento traumatico (Cominski et al., 2014) e l’evitamento può portare, nel tempo, a ridurre progressivamente la qualità della propria vita (Pohar et al., 2017).
  • Alterazioni del pensiero o dell’umore: l’incapacità del soggetto di ricordare eventi fondamentali dell’evento traumatico; sentire un calo dell’umore, e quindi una diminuzione delle emozioni positive e un aumento di quelle negative (paura, tristezza, confusione, vergogna, senso di colpa); avere un pensiero distorto relativo alle cause e/o alle conseguenze del trauma (ad es. pensano di avere una qualche colpa e che avrebbero potuto evitare l’evento mediante determinate azioni); ritiro sociale, mancanza di interesse riguardo il proprio futuro.
  • Alterazioni dell’eccitamento e/o della reattività: molto spesso il disturbo si presenza con nervosismo, difficoltà nel rilassarsi e nel mantenimento della concentrazione, sonno irregolare (spesso con incubi), comportamento aggressivo.
  • Sintomi dissociativi: sentirsi “fuori” dal proprio corpo (depersonalizzazione) o la sensazione che il mondo circostante non sia reale (derealizzazione).

La diagnosi del PTSD

Per eseguire una diagnosi di Disturbo da Stress Post-Traumatico, il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, V edition) cita alcuni criteri fondamentali, che riguardano tanto gli adulti, quanto gli adolescenti e i bambini sopra i 6 anni; sotto i 6 anni i criteri diagnostici cambiano.

I criteri diagnostici del DSM-5 per il Disturbo da Stress Post-Traumatico sono:

  1. essere esposti a un evento traumatico che ha messo in pericolo la propria vita, oppure a un grave infortunio o a un abuso sessuale;
  2. la presenza di uno o più sintomi intrusivi, come memorie intrusive dell’evento, flashback o forte attivazione psicomotoria a stimoli collegati al trauma;
  3. evitamento costante di stimoli associati agli eventi traumatici;
  4. alterazioni del pensiero o dell’umore, che iniziano o peggiorano a seguito dell’evento traumatico;
  5. intense alterazioni nell’arousal e nella reattività associati all’evento traumatico.

Il PTSD nella fascia d’età prescolare

In questa età, la dimensione intrusiva si può osservare nel gioco post-traumatico, nella presenza di ricordi persistenti, nei sogni e negli incubi, e nei sintomi dissociativi. Il gioco post-traumatico risulta essere un gioco ripetitivo, contenente scene dell’evento traumatico, espresse in maniera esplicita o attraverso il gioco simbolico. I ricordi intrusivi ricorrenti sono relativi ad affermazioni o domande relative all’evento; l’iperarousal si può esprimere attraverso l’iperattività o l’eccitazione generalizzata.

Il PTSD nel bambino in età scolare

I bambini di questa età non sempre manifestano sintomi dissociativi, ma possono ricordare gli eventi traumatici in ordine cronologico errato, pensando anche che alcuni segni potevano preannunciare l’evento traumatico e, di conseguenza, vivere in un continuo stato di allerta. L’evitamento può essere osservato nello scarso interesse verso il gioco e lo sport, mentre le alterazioni del pensiero si possono manifestare attraverso la rabbia, la tristezza, la collera, la confusione etc.

Il PTSD nell’adolescente

Nell’adolescente, il PTSD si manifesta prettamente attraverso immagini intrusive, inquietudine e aggressività, difficoltà di concentrazione e disturbi del sonno. Se i traumi sono ripetuti e prolungati si possono manifestare disturbi psicotici e dissociativi. Gli adolescenti possono manifestare il PTSD in due modi: restando fermamente ancorati alla fase pre-adolescenziale, oppure sperimentando un’adolescenza ribelle, spericolata e senza limiti. Tuttavia, può capitare che all’interno dello stesso adolescente coesistano più caratteristiche dell’una e dell’altra modalità.

Il trattamento del Disturbo da Stress Post-Traumatico

Per la cura del Disturbo da Stress Post-Traumatico attualmente sono diverse le strategie utilizzate.

  • Psicoterapie basate sul trauma:
    • la terapia cognitivo-comportamentale si focalizza sulle distorsioni cognitive, sulle intrusive memorie traumatiche e sui processi di appraisal;
    • l’EMDR è una tecnica che integra in sé differenti aspetti, come la ristrutturazione cognitiva, la desensibilizzazione e l’esposizione; avviene attraverso una forma di stimolazione bilaterale (degli occhi o il tapping) e chiede al paziente di rievocare il ricordo traumatico (Leer et al., 2013).
  • Psicoterapia di supporto: può essere utile per aiutare i bambini che hanno problemi di adattamento al trauma; anche in questo caso la terapia cognitivo-comportamentale può essere utile per desensibilizzare in modo sistematico i bambini a situazioni che li portano a rivivere l’evento.
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e talvolta farmaci antiadrenergici: non esistono, ad ora, farmaci approvati per il Disturbo da Stress Post-Traumatico per i bambini. Mentre per i ragazzi e per gli adulti con ansia, depressione e difficoltà del sonno, gli inibitori della ricaptazione della serotonina possono essere farmaci utili (Stein D.J., Ipser J.C., Seedat S., 2006), gli antiadrenergici (ad es. clonidina, guanfacina etc.) si sono rilevati utili nell’alleviare i sintomi da iperattivazione, ma ancora i dati restano preliminari.

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Bibliografia

Cominski et al., The role of the hippocampus in avoidance learning and anxiety vulnerability. Frontiers in Behavioral Neuroscience8(AUG), 2014.

DSM-5, APA., American Psychiatric Association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.

Kessler et al., Prevalence, severity, and comorbidity of 12-month DSM-IV disorders in the National Comorbidity Survey Replication. Archives of General Psychiatry62(6), 617–627, 2005.

Leer et al., Eye movements during recall of aversive memory decreases conditioned fear. Behaviour Research and Therapy51(10), 633–640, 2013.

Pohar et al., Acceptance and Commitment Therapy for Post-Traumatic Stress Disorder, Anxiety, and Depression: A Review of Clinical Effectiveness [Internet]. Acceptance and Commitment Therapy for Post-Traumatic Stress Disorder, Anxiety, and Depression: A Review of Clinical Effectiveness, 1–32, 2017.

Stein D.J., Ipser J.C., Seedat S., Pharmacotherapy for post-traumatic stress disorder (PTSD). Cochrane Database Syst Rev 22006(1):CD002795, 2006.

Yehuda et al., Post-traumatic stress disorder. Nature Reviews Disease Primers, Vol. October 8, 2015.

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