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- Da cosa dipende e come gestire la frustrazione
La nostra quotidianità è scandita dal raggiungimento di piccoli e grandi obiettivi. Tuttavia, non sempre le cose vanno come sperato: a tutti sarà capitato di imbattersi in ostacoli imprevisti che ci hanno impedito di completare con successo ciò che avevamo iniziato. In questi momenti, è facile provare una sensazione comune ma scomoda: la frustrazione. Pur essendo un’emozione parte naturale dell’esperienza umana, può diventare problematica se si manifesta con frequenza o particolare intensità, compromettendo il nostro benessere psicologico e le nostre relazioni. In questo articolo, approfondiremo il tema della frustrazione, per comprenderne le cause e fornire strategie efficaci per gestirla, aiutandoci così a preservare il nostro equilibrio emotivo e relazionale.
Che cos’è la frustrazione
La parola frustrazione è di origine latina: deriva da frustrationis, che significa, letteralmente, “delusione”. Infatti, la frustrazione può essere intesa come una condizione di tensione psichica generata dal mancato appagamento di un bisogno. Essa, infatti, è un’emozione negativa che emerge quando ci sentiamo bloccati o qualcosa ci impedisce di raggiungere un desiderio, un bisogno o un obiettivo. Deriva, dunque, dalla discrepanza tra ciò che vogliamo ottenere e la realtà che ci impedisce di ottenerlo. Questa sensazione può essere provocata da molteplici fattori, interni ed esterni. Ad esempio, possiamo sentirci frustrati quando i nostri sforzi per migliorare la nostra carriera non portano ai risultati sperati, o quando non riusciamo a far fronte a una situazione emotivamente complessa. Allo stesso modo, la frustrazione può sorgere anche a causa di fattori esterni, come il comportamento degli altri o le circostanze che non possiamo controllare.
Al di là della causa, la frustrazione può colpire su più livelli: può essere una sensazione transitoria e facilmente gestibile, come la frustrazione derivante dal traffico o da un contrattempo sul lavoro, ma può anche essere più profonda e duratura, specialmente quando riguarda aspetti centrali della nostra vita, come il senso di realizzazione personale, il rapporto con gli altri o la nostra autostima. Eppure, nonostante venga universalmente riconosciuta come un vissuto negativo, la frustrazione non ha sempre conseguenze dannose: può spingerci a migliorare, a cercare nuove soluzioni e a crescere. Si tratta quindi di un’emozione complessa, che è bene saper tollerare perché, quando diventa cronica o non viene gestita adeguatamente, può causare stress, ansia e altre conseguenze psicologiche e comportamentali negative.
Come riconoscere la frustrazione
Per alcuni, più che per altri, la capacità di tollerare la frustrazione può sembrare un traguardo irraggiungibile. Tuttavia, è sempre possibile svilupparla. Il primo passo consiste nel riconoscere la frustrazione stessa. Sebbene spesso si presenti in modo evidente e fastidioso, questa emozione può anche manifestarsi in modi più sottili, influenzando l’umore, i pensieri e i comportamenti: potremmo sentirci agitati, perdere facilmente la pazienza o essere sopraffatti da situazioni che appaiono insignificanti. Uno dei segnali più comuni della frustrazione è la sensazione di essere bloccati o impotenti, spesso accompagnata da pensieri ricorrenti come “non sto facendo abbastanza” o “non ho il controllo della situazione”. Questi pensieri minano la motivazione e la concentrazione, generando un circolo vizioso che intensifica la frustrazione man mano che ci si sente incapaci di superare l’ostacolo.
La frustrazione, inoltre, ha anche effetti sul comportamento, portando a un aumento dell’irritabilità e dell’aggressività, persino in contesti che normalmente gestiremmo con maggiore calma. Sul piano fisico, può manifestarsi attraverso tensione muscolare, mal di testa o un aumento del battito cardiaco. Il corpo reagisce al disagio attivando la risposta di “lotta o fuga”, preparandoci ad affrontare l’ostacolo percepito. Tuttavia, se questa condizione persiste, può sfociare in uno stato di stress cronico.
Da questa analisi risulta evidente perché, in psicologia, l’incapacità di tollerare la frustrazione venga considerata un costrutto complesso e multidimensionale, strettamente collegato a disfunzioni emotive, comportamentali, cognitive e fisiche.
Sintomi e conseguenze sul modo di relazionarsi
Analizzando l’intolleranza alla frustrazione possiamo notare che questo costrutto non prevede effetti esclusivamente diretti alla nostra sfera personale, ma può avere un impatto significativo anche sulle relazioni interpersonali. Quando ci sentiamo frustrati, è facile proiettare le nostre emozioni sugli altri, anche se non sono direttamente responsabili della nostra condizione. Questo può creare tensioni nei rapporti familiari, nelle amicizie o sul lavoro, poiché chi ci circonda percepisce la nostra irritazione o il nostro malcontento e può reagire negativamente. Infatti, le persone frustrate spesso tendono a diventare più critiche o a chiudersi in sé stesse, evitando il confronto diretto, e questo atteggiamento può compromettere la comunicazione e creare incomprensioni, rendendo più difficile risolvere i conflitti o trovare soluzioni condivise.
Ad esempio, in una relazione di coppia, la frustrazione di uno dei partner può portare a litigi frequenti, in cui l’altro partner potrebbe sentirsi incolpato o respinto. In ambito lavorativo, la frustrazione può ridurre la produttività e influire negativamente sul clima aziendale: i colleghi possono percepire la tensione, e il lavoro di squadra può diventare più complicato se una persona frustrata si mostra meno collaborativa o incline a gestire situazioni difficili in modo emotivo. Inoltre, la frustrazione può contribuire al burnout, una condizione in cui lo stress cronico porta a un esaurimento emotivo e fisico.
Le conseguenze della frustrazione sul modo di relazionarsi non sono limitate agli altri: possono influire anche sul rapporto che abbiamo con noi stessi. Quando non riusciamo a gestire la frustrazione, possiamo cadere in un circolo vizioso di autocritica e insoddisfazione, che alimenta ulteriormente la nostra frustrazione. In questo modo, si rischia di perdere fiducia nelle proprie capacità e di sviluppare una visione pessimistica della vita.
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Come ridurre e gestire la frustrazione (anche con l’aiuto della terapia)
Gestire la propria frustrazione, evitando che si trasformi in qualcosa di più grande capace di invadere ogni sfera della nostra vita, è essenziale. Per farlo, è importante adottare strategie che ci permettano di affrontare gli ostacoli in maniera costruttiva. Uno dei primi passi per ridurre la frustrazione è imparare a cambiare prospettiva. Spesso, ci focalizziamo troppo sugli aspetti negativi di una situazione, senza considerare possibili soluzioni o alternative: soprattutto quando siamo fortemente sotto pressione, guardiamo ai risultati in termini esclusivamente dicotomici (“Raggiunto/Non raggiunto”), senza riuscire ad analizzare le zone grigie del nostro percorso verso il successo, cioè senza riuscire ad analizzare in modo oggettivo i reali progressi fatti: prendere una pausa e riflettere sulla situazione da un punto di vista diverso può aiutare a ridurre la sensazione di impotenza e a identificare nuovi modi per affrontare il problema.
Un altro approccio utile è quello di gestire le aspettative. Difatti, la frustrazione nasce spesso dal divario tra ciò che vogliamo e ciò che possiamo realisticamente ottenere. Essere consapevoli delle nostre limitazioni e imparare ad accettare che non tutto può andare come desiderato può ridurre la pressione su noi stessi. Questo non significa rinunciare ai propri obiettivi, ma piuttosto imparare a gestire le delusioni in modo più sano. Anche la gestione dello stress gioca un ruolo cruciale nella riduzione della frustrazione: per ridurre lo stress possiamo ricorrere a tecniche come la mindfulness, il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione profonda, che possono aiutare a calmare la mente e il corpo, riducendo la tensione associata alla frustrazione. Praticare regolarmente queste tecniche può migliorare la nostra capacità di gestire le emozioni negative quando si presentano.
Nei rapporti interpersonali, la comunicazione è un altro strumento essenziale per ridurre la frustrazione. Comunicando in modo assertivo, imparando a esprimere i propri sentimenti in modo chiaro, è possibile prevenire incomprensioni e aiutare gli altri a comprendere meglio la nostra situazione. Questo eviterà l’accumulo di rabbia e frustrazione non espressa, aiutandoci a mantenere relazioni sane e positive.
Come già accennato, però, la frustrazione può colpire a diversi livelli ed essere così radicata da richiedere l’intervento di un professionista. La terapia psicologica può offrire un grande aiuto nel gestire la frustrazione, soprattutto quando essa deriva da problemi più profondi come l’ansia o la bassa autostima. Ad esempio, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) aiuta a identificare i pensieri distorti che alimentano la frustrazione e a sostituirli con pensieri più realistici e costruttivi. Un terapeuta può anche fornire strumenti pratici per affrontare situazioni frustranti e migliorare le competenze di gestione dello stress.
Infine, è importante ricordare che la frustrazione fa parte della vita e che nessuno vi è immune. Ciò che conta è sviluppare la capacità di affrontarla con consapevolezza e resilienza, trasformandola in un’opportunità per crescere e imparare, piuttosto che lasciarla diventare un ostacolo insormontabile.
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