Ferite dell’anima: la terapia EMDR per il superamento del trauma psicologico

Essere protagonisti di un’esperienza traumatica, stressante o dal forte impatto emotivo capita a tutti almeno una volta nella vita. Recenti studi scientifici sul trauma psicologico hanno rivelato che, nel 70-80% dei casi, le persone, con il tempo, riescono a superare l’esperienza traumatica, recuperando un equilibrio psicologico grazie a un processo innato di auto-guarigione. Ma cosa succede a quel 20-30% di persone che rimangono “intrappolate” nella loro ferita psicologica? Come possono superare l’evento negativo?

Ciò che accade a queste persone è di rimanere nella sofferenza per anni, a volte per tutta la vita. In questi casi, il trattamento con l’EMDR è riconosciuto come l’approccio terapeutico tra i più efficaci per il superamento dell’esperienza traumatica.

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Cosa si intende per trauma psicologico?

Sia la parola “trauma”, sia “psiche”, derivano dal greco e significano rispettivamente “ferita” e “anima”. Il trauma psicologico può, dunque, essere inteso come una ferita dell’anima, un fattore che condiziona la vita di chi l’ha vissuto e che può potenzialmente comprometterne il benessere. I traumi psicologi sono determinati da esperienze con un impatto emotivo talmente intenso e negativo che cambia il consueto modo di vivere della persona che lo ha vissuto. Non è raro sviluppare sintomi quali tensione costante, irritabilità, insonnia, ansia, distacco emotivo dalle situazioni, convinzione di non essere compresi, senso di colpa, pensieri intrusivi, sensazione di non avere il controllo sulle cose. E, per quella percentuale di persone che non riesce a superarlo, il trauma diventa un ostacolo per una vita serena.

Quali tipologie di trauma esistono?

I traumi non sono tutti uguali. Gli eventi che minacciano la propria integrità fisica o quella dei propri cari sono comunemente considerati Traumi con la “T” maiuscola. Rientrano in questa categoria gli incidenti stradali gravi, le guerre, i disastri naturali, i lutti improvvisi, gli atti terroristici, le aggressioni ecc. Invece, le esperienze relazionali negative, ripetute nel tempo ed emotivamente pesanti, come ad esempio aggressività verbale, umiliazioni, svalutazioni subite in pubblico, sono considerati dai più traumi con la “t” minuscola. Da un punto di vista emotivo, però, sia i “Traumi” che i “traumi” causano gli stessi sintomi.

Cos’è l’EMDR?

L’EMDR, acronimo che sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing, è un approccio psicoterapeutico scoperto dalla psicologa statunitense Francine Shapiro nel 1990, utilizzato inizialmente in modo specifico nel trattamento dei disturbi collegati allo stress post-traumatico e oggi applicato ad altri tipi di sofferenza, come i disturbi d’ansia, depressivi, alimentari e altro. Nel corso degli anni, la ricerca sull’EMDR ha portato la comunità scientifica internazionale a considerarlo un trattamento evidence-based (basato su evidenze scientifiche), che ha conseguito numerosi risultati.

Come funziona l’EMDR?

L’EMDR ha come base teorica il Modello di Elaborazione Adattiva delle Informazioni (AIP), secondo il quale gli esseri umani hanno una predisposizione innata a guarire dalle ferite emotive, come da quelle fisiche, attraverso un sistema di elaborazione delle informazioni deputato a elaborare gli eventi, sia negativi che non, per conservare uno stato ottimale di salute mentale.

Nello specifico, le informazioni della vita di tutti i giorni, costituite da pensieri, immagini, sensazioni ed emozioni legate a specifiche esperienze, sono elaborate e trasformate in materiale adattivo che va a integrarsi in modo funzionale con le informazioni del passato e immagazzinato in un sistema di reti mnestiche.

Ogni rete contiene componenti di informazioni singole. Quando l’esperienza non viene elaborata in modo adattivo, le singole informazioni rimangono isolate ciascuna nella propria rete neurale e racchiuse nel cervello nella loro forma iniziale, cioè vengono immagazzinate come sono state provate al momento dell’evento. Quindi, il passato è sempre presente e influenza ogni nostra scelta.

Inoltre, i diversi aspetti dell’esperienza frammentati e immagazzinati in modo disfunzionale possono essere riattivati in qualsiasi momento da stimoli che hanno con essi qualche somiglianza, definiti Trigger, e creare nella persona disagio e conseguenze negative.

L’EMDR, focalizzandosi sui ricordi dell’evento stressante o del trauma, interviene sbloccando le singole reti neurali in cui è stata immagazzinata l’informazione in modo disadattivo, riattiva il normale processo di elaborazione del cervello, attraverso un processo di desensibilizzazione emotiva del ricordo, e consente una rielaborazione adattiva, facilitata dalla somministrazione di una stimolazione bilaterale dei movimenti oculari o di una stimolazione tattile che migliora la comunicazione tra gli emisferi cerebrali.

La stimolazione bilaterale è somministrata secondo procedure standardizzate e un protocollo strutturato in 8 fasi:

  1. anamnesi del paziente e pianificazione del trattamento;
  2. preparazione, durante la quale viene spiegato alla persona come funziona l’EMDR e vengono insegnate specifiche tecniche di rilassamento;
  3. assesment, in cui si lavora sul ricordo Target rievocandone l’immagine, le emozioni e le sensazioni fisiche;
  4. processamento e desensibilizzazione, durante le quali viene usata la stimolazione bilaterale;
  5. ristrutturazione cognitiva;
  6. scansione corporea, fase in cui si procede a eliminare eventuali tensioni nel corpo percepiti dalla persona;
  7. chiusura, fase attuata a ogni incontro per rassicurare la persona su quanto fatto e per dare indicazioni tra un incontro e l’altro;
  8. rivalutazione, che apre ogni incontro e serve sia a verificare se sono insorti nuovi ricordi, sia a monitorare i risultati positivi raggiunti.

Alla fine del percorso terapeutico con EMDR, si ha una riduzione significativa del disagio psicofisico e del malessere, si riducono fino a scomparire i sintomi post-traumatici, favorendo il benessere della persona e migliorando la qualità della sua vita.

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Bibliografia

Fernandez I., Maslovaric G., Veniero Galvagni M., (2011), Traumi psicologici, ferite dell’anima. Il contributo della terapia con EMDR, Liguori, Milano.

Zaccagnino M., (2017), Nuove prospettive nella cura dei disturbi alimentari. Il ruolo dell’attaccamento nel lavoro clinico con EMDR, FrancoAngeli, Milano.

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