Cos’è l’intelligenza emotiva e perché è così importante?

intelligenza emotiva

Capire effettivamente ciò che si prova è spesso una grande impresa. Per alcuni di noi, infatti, le emozioni non sono sempre quelle che sembrano. Ad esempio, può capitare di reagire in modo rabbioso quando in realtà si sta mascherando una profonda tristezza, oppure, di sentirsi bloccati, confusi e non sapere cosa fare e come esprimere quello che abbiamo dentro. Non riuscire a entrare in contatto con le nostre emozioni può essere un ostacolo così grande da compromettere le relazioni che per noi sono più importanti, o il raggiungimento dei nostri obiettivi.

Ognuno di noi ha caratteristiche di personalità, desideri, bisogni e modi diversi di mostrare le emozioni. Per navigare in tutto questo ci vogliono consapevolezza, autoregolazione e motivazione, soprattutto se speriamo di raggiungere i nostri obiettivi. È qui che l’Intelligenza Emotiva diventa importante.

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Definizione e caratteristiche

L’Intelligenza Emotiva è la capacità di riconoscere le proprie emozioni, di capire cosa ci dicono e di rendersi conto di come queste influiscono sulle persone che ci circondano. Si tratta anche della percezione che si ha degli altri: quando si capisce come si sentono, si riesce a gestire le relazioni in modo più efficace.

Il termine è stato coniato per la prima volta nel 1990 dai ricercatori John Mayer e Peter Salovey, ma è stato poi reso popolare dallo psicologo americano Daniel Goleman. È stato proprio lui, infatti, nel libro “Intelligenza emotiva – perché può contare più del QI”, a definire i cinque elementi che caratterizzano l’Intelligenza Emotiva:

  1. Consapevolezza di sé: le persone con un’elevata intelligenza emotiva hanno spesso consapevolezza delle proprie emozioni. Ciò permette loro di comprendere quali sono i punti di forza e di debolezza, e di lavorare su queste aree per ottenere migliori prestazioni. Saper riconoscere quello che si sente può inoltre supportare l’individuo nei processi decisionali, permettendogli di fidarsi del proprio intuito e di far sì che le emozioni non offuschino la scelta delle decisioni più giuste.
  2. Autoregolazione: anche definita “dominio di sé”, è la capacità di controllare le emozioni e i propri impulsi. Saper gestire quello che sentiamo può facilitare la presa d’iniziativa, il riuscire a portare a termine gli impegni e il sapersi adattare a situazioni di cambiamento.
  3. Motivazione: la capacità di automotivarsi è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi. Le persone che sono in grado di motivarsi in questo modo tendono a impegnarsi maggiormente, sono altamente produttive ed efficaci nell’ottenere ciò che desiderano a lungo termine.
  4. Empatia: il riconoscimento delle emozioni altrui è uno degli elementi più importanti dell’intelligenza emotiva. L’essere in grado di assumere il punto di vista delle persone e saper coltivare la fiducia e una sintonia emotiva con loro permette di comprendere le dinamiche che influenzano le relazioni, sia personali che sul posto di lavoro.
  5. Abilità sociali: altro indicatore di intelligenza emotiva è il saper sviluppare e mantenere buone relazioni, comunicare chiaramente, ispirare e influenzare gli altri, lavorare bene in gruppo e gestire i conflitti.

La capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni è il primo passo per realizzare il proprio potenziale. Che si tratti di relazionarsi con gli altri e migliorare la comunicazione interpersonale, di ottenere successo sul posto di lavoro o nelle relazioni sociali, di gestire lo stress e migliorare la motivazione o di affinare le capacità decisionali, l’intelligenza emotiva svolge un ruolo centrale nella realizzazione del successo nella vita personale e professionale.

Come misurare l’intelligenza emotiva

È possibile misurare l’intelligenza emotiva? La letteratura scientifica ci dice che la risposta è sì.

Gli autori Mayer, Salovey e Causo hanno elaborato una scala di abilità basata sulla performance, in grado di fornire una valutazione su come le persone svolgono compiti e risolvono problemi emotivi, facendo riferimento alle caratteristiche principali dell’intelligenza emotiva. Le aree indagate dal “Mayer, Salovey & Caruso Emotional Intelligence Test” (MSCEIT) sono, ad esempio, il livello di percezione, valutazione ed espressione dell’emozione, la capacità di comprendere le emozioni e di regolarle e gestirle in virtù di una crescita emotiva e intellettiva.

Altro test diffuso nel panorama scientifico, utilizzato nei processi di selezione aziendali, delle organizzazioni pubbliche e di assessment di personale interno è il “Turning Potentials into Capacities” (TPC) (Caprara, Barbaranelli, Vecchione et al., 2017).  Il TPC è un questionario multidimensionale che, oltre a focalizzarsi sui tratti di personalità, pone l’accento anche su come la persona riflette su se stessa e su come si approccia ai problemi. Questo perché i tratti di personalità mettono in luce le nostre potenzialità e le inclinazioni, mentre gli aspetti di autoriflessione e autoregolazione consentono di tradurre le potenzialità in capacità.

Come sviluppare l’intelligenza emotiva

Poter misurare il livello di Intelligenza Emotiva pone l’attenzione su un aspetto molto importante. Non solo possiamo scoprire se fa parte di noi o meno, ma ci dà la possibilità di comprendere quali sono le aree su cui dobbiamo migliorare.

L’Intelligenza Emotiva, infatti, può essere appresa e sviluppata. Attraverso dei training indicati da professionisti del campo della psicologia, è possibile capire perché abbiamo reagito in un determinato modo e allenare la nostra reazione predefinita in modo da mettere in atto un comportamento diverso e più efficace la prossima volta.

Il processo può iniziare fin da subito, utilizzando queste domande di auto-riflessione per analizzare il nostro comportamento:

  1. Perché ho reagito in quel modo?
  2. La mia reazione mi ha aiutato o mi ha danneggiato?
  3. Come si inserisce questa situazione nel quadro generale? Ovvero, come mi sentirò tra un’ora? Una settimana? Un anno?
  4. Cosa potrei aver frainteso o sbagliato, soprattutto nella foga del momento?
  5. Cosa cambierei se potessi rifarlo?
  6. Cosa potrei dire a me stesso la prossima volta in modo da potermi aiutare a pensare più chiaramente?

Provare a dare una risposta a queste domande ci aiuta non solo a riflettere sui nostri comportamenti, ma anche a definire quali sono i confini tra quello che sentiamo e desideriamo e quello che sentono le persone che ci stanno intorno. Fare questa distinzione è fondamentale per iniziare a mettere ordine tra gli stati emozionali, con l’obiettivo di sentirci più a nostro agio nel riconnetterci alle emozioni, e per raggiungere un livello più elevato di benessere.

In questo modo, saremo in grado di prendere più facilmente le decisioni, reagire efficacemente in situazioni di stress, esprimere a pieno il nostro potenziale, gestire i conflitti in modo sano e diventare i leader della nostra vita.

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Bibliografia

Caprara G. V. et al., TPC – Turning Potentials into Capacities. Firenze, Hogrefe, 2016

Gardner H., Formae mentis, Feltrinelli, 2005.

Goleman D., La psicologia dell’intelligenza emotiva. Milano, Haschette, 2018.

Goleman D., Emotional Intelligence, New York, Bantam, 1995.

Mayer J.D., Salovey P. e Caruso D.R., Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test (MSCEIT). User’s Manual. Toronto, Canada: Multi-Health Systems Inc. di Valeria Destefani, 2002.

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