L'ipocondria, il disturbo d'ansia da malattia

L’Ipocondria è un disturbo caratterizzato dalla presenza, per almeno 6 mesi, di un’eccessiva preoccupazione legata alla possibilità di contrarre una malattia, o alla convinzione di soffrirne già. Essa è basata sull’erronea interpretazione di segni e sintomi fisici che vengono considerati come indicatori di grave patologia, nonostante un’attenta valutazione medica abbia escluso la presenza di condizioni fisiche che giustifichino tale preoccupazione.

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Che cos'è l'ipocondria

L’Ipocondria (o Disturbo da ansia di malattia, come definito dal DSM-5) era già conosciuta dai greci più di 2000 anni fa e chiamata hypochondrios, “sotto le coste”, in riferimento alla regione della milza che, nell’antichità, era associata agli stati d’animo di sconforto e malinconia. Da allora, col progredire della medicina e con lo sviluppo della psichiatria, si è consolidata l’idea che i sintomi somatici senza alcuna causa biologica siano manifestazioni corporee di una sofferenza emotiva e psicologica più profonda.

Il disturbo di ipocondria è piuttosto diffuso nella popolazione in una percentuale compresa tra 1,3 e 10%, e la sua prevalenza è simile tra uomini e donne (DSM-5). L’esordio dell’ipocondria può avvenire a tutte le età, si presenta però più comunemente nella prima età adulta, con un decorso generalmente cronico. Spesso, i primi sintomi del disturbo si verificano in concomitanza o come conseguenza a un evento critico che riguarda il tema della salute, come la diagnosi di una malattia o la morte di un parente o un caro amico.

Nonostante sia considerato un disturbo non grave, l’ipocondria può avere, invece, un impatto negativo sulla vita sociale e lavorativa di chi ne soffre. Il Manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali (DSM) nella Quinta versione, definisce l’ipocondria un disturbo d’ansia. In particolare, lo divide in:

  • disturbo da ansia per la salute, nel quale il soggetto è talmente preoccupato di essere malato o di poterlo diventare da soffrirne molto e da avere difficoltà a svolgere le normali attività;
  • disturbo da sintomi somatici, con presenza di sintomi fisici veri o fittizi, che generano una preoccupazione eccessiva per la propria salute, costante e immotivata.

Sintomi dell'ipocondria

Nell’ipocondria, la preoccupazione può riguardare:

  • le funzioni corporee (ritmo cardiaco, frequenza respiratoria, ecc.);
  • alterazioni fisiche di lieve entità (piccole ferite, saltuarie allergie, ecc.);
  • sensazioni fisiche vaghe, indistinte o confuse (“cuore affaticato”, “vene doloranti”, ecc.).

Ciò porta alla messa in atto di comportamenti eccessivi correlati alla salute, la ricerca costante di segni di malattia sul proprio corpo, o la continua richiesta di esami medici, oppure la presenza di comportamenti di evitamento disadattivi, come, per esempio, il non presentarsi alle visite. Le persone con disturbo d’ansia da malattia hanno una paura, continua ma irrealistica, di essere gravemente malate. La malattia o le malattie specifiche di cui si preoccupano cambiano spesso.

I sintomi del disturbo d’ansia da malattia comprendono:

  • evitare di incontrare persone o frequentare luoghi affollati per la preoccupazione di contrarre una malattia;
  • ricerca costante di malattie e sintomi;
  • esagerazione dei sintomi e della loro gravità (ad esempio, la tosse diventa un segno di cancro ai polmoni);
  • alto livello di ansia per la salute personale;
  • ossessione per le normali funzioni del corpo, come la frequenza cardiaca;
  • condivisione eccessiva dei sintomi e del proprio stato di salute con gli altri;
  • controllo ripetuto dei segni di malattia, come la misurazione della pressione sanguigna o della temperatura;
  • ricerca di rassicurazioni da parte di persone care sui propri sintomi o sulla propria salute.

Quali sono i comportamenti tipici dell'ipocondria

Chi è affetto da ipocondria è costantemente preoccupato per la propria salute e ogni minimo segnale corporeo è avvertito come una possibile patologia in atto.

I comportamenti dell’ipocondriaco si caratterizzano soprattutto per il controllo costante del proprio corpo, alla ricerca di sintomi. Questi atteggiamenti comuni si possono poi suddividere in due categorie:

  • richiesta di assistenza, rivolgendosi al medico, chiedendo rassicurazioni per poi sentire il parere di altri medici, facendo ricerche su internet;
  • evitamento dell’assistenza, evitando gli esami medici, i controlli periodici e di osservare il proprio corpo, per il timore di scoprire segni o sintomi che potrebbero scatenare la paura della malattia.

In entrambi i casi, l’impatto sulla vita quotidiana non è secondario, soprattutto nelle relazioni con gli altri e nella vita lavorativa. L’ipocondria può diventare un disturbo psichico travolgente e disabilitante, in quanto le ossessioni inesistenti e infondate che la caratterizzano condizionano fortemente la vita delle persone colpite.

Gli ipocondriaci più gravi hanno problemi sul posto di lavoro (perché spesso assenti), difficoltà a relazionarsi con gli altri (perché parlano solo delle loro malattie immaginarie), rapporti tesi con il proprio medico curante e seri problemi finanziari (dovuti ai costi degli innumerevoli esami medici).

Inoltre, la loro condizione può condurre a:

  • un uso improprio e pericoloso di farmaci;
  • frustrazione e irritabilità;
  • depressione;
  • disturbi d’ansia;
  • uso di droghe, dovuto alla depressione.

I pazienti possono attraversare periodi di remissione, durante i quali non è presente alcun sintomo fisico. Tali periodi, però, tendono a essere brevi e non duraturi.

Come trattare l'ipocondria

La forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace per l’ipocondria è la psicoterapia cognitivo-comportamentale (evidence-based). Questa metodologia prende in esame la storia del soggetto, il modo di pensare, di vivere le emozioni e i comportamenti. L’obiettivo è modificare il gancio tra sensazioni somatiche e visioni distorte sulla malattia, rafforzato dall’idea di essere predisposti a gravi patologie.

La terapia cerca di cambiare questa percezione distorta della realtà puntando su una maggiore consapevolezza. Il soggetto è quindi coinvolto nel processo di guarigione per imparare a gestire l’ipocondria. Il primo passo è apprendere pensieri e comportanti più funzionali, partendo dalle credenze errate o distorsioni cognitive del soggetto. L’obiettivo da raggiungere è, quindi, creare un modello alternativo di pensiero riguardo ai sintomi sperimentati.

Questa terapia prevede il coinvolgimento attivo da parte del paziente nella risoluzione del disturbo e si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento che risultino più funzionali per l’individuo. I farmaci possono essere prescritti nelle fasi più acute, ma è anche possibile che siano rifiutati per paura di contrarre malattie. Gli psicofarmaci somministrati in caso di ipocondria sono i cosiddetti antidepressivi; tra questi medicinali, i più utilizzati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come la fluoxetina, la fluvoxamina e la paroxetina, e gli antidepressivi triciclici, come la clomipramina e l’imipramina. A volte si possono usare le benzodiazepine per trattare, a breve termine, gli stati di ansia, ma non sono una cura vera e propria.

È da segnalare che, se il paziente soffre di altri disturbi mentali associati (disturbi d’ansia ecc.) o di problemi fisici (dovuti, per esempio, a un uso improprio di farmaci), il medico potrebbe prescrivergli medicinali aggiuntivi.

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Bibliografia

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