L’ipocondria, oggi nota come Disturbo d’ansia per la salute, può essere un disturbo mentale altamente invalidante per chi ne soffre: spesso, l’ipocondriaco viene raffigurato in maniera caricaturale, escludendo da tali rappresentazioni la componente di sofferenza emotiva che accompagna quelle che alcuni potrebbero definire bizzarrie comportamentali. In questo articolo, ne esploreremo le caratteristiche, per chiarire di cosa si tratta quando si parla di ipocondria, da cosa essa dipende e in che modo è possibile gestirla.
Cos’è e da cosa dipende l’ipocondria
La cosiddetta ipocondria, oggi riclassificata come Disturbo d’Ansia per la salute, è un disturbo altamente invalidante caratterizzato da elementi cognitivi, affettivi e comportamentali. La nuova classificazione diagnostica del DSM5 (principale manuale di riferimento per la classificazione diagnostica dei disturbi mentali) permette di distinguere due tipologie di disturbo generalmente afferenti alla vecchia etichetta di ipocondria: il disturbo da sintomi somatici e il disturbo d’ansia per la salute. Questa distinzione è utile per comprendere la fenomenologia del disturbo in maniera più specifica. Infatti, mentre il Disturbo da Sintomi Somatici (DSS) si caratterizza per la presenza di sintomi significativi che comportano nel soggetto un’intensa preoccupazione, il Disturbo d’Ansia per la Salute prevede una forte preoccupazione per la propria salute, senza la necessaria presenza di sintomi fisici (e, se presenti, di lieve entità).
Nonostante questa distinzione, dobbiamo ricordarci che parlare di ipocondria non equivale a parlare di malati immaginari: il disturbo d’ansia per la salute, infatti, comporta un livello di stress e preoccupazione tali che la sofferenza è reale, tanto da esprimersi in una serie di effetti cognitivi, affettivi e comportamentali. Infatti, il disagio dell’ipocondriaco non proviene dal sintomo in sé, quanto dall’ansia che il soggetto sperimenta all’idea di una sospetta diagnosi associata al sintomo che accusa.
Cause e sintomi
L’ipocondria è una problematica piuttosto diffusa nelle società occidentali, con una prevalenza di circa il 20% nella popolazione generale. Come per tutti i disturbi d’ansia, rintracciare una causa specifica e univoca risulta difficile, se non impossibile. Si tratta, infatti, di disturbi che hanno cause multifattoriali alla base: un intreccio di fattori neurobiologici, genetici, familiari e ambientali concorrono alla predisposizione per i disturbi d’ansia; a seconda delle esperienze di vita e del temperamento di base, la disfunzionalità può evolvere in uno specifico disturbo.
Dal punto di vista biologico, studi suggeriscono che squilibri chimici nel cervello, in particolare nel sistema nervoso centrale, possano giocare un ruolo importante. La disfunzione dei neurotrasmettitori, come la serotonina e la dopamina, è stata collegata a disturbi d’ansia, inclusi quelli legati alla salute. Anche la predisposizione genetica può essere un fattore determinante: chi ha una storia familiare di disturbi d’ansia può essere più vulnerabile a sviluppare questo tipo di preoccupazioni.
Da un punto di vista psicologico, l’ansia per la salute può svilupparsi in individui che tendono a ruminare su pensieri negativi, a esagerare i sintomi fisici e a interpretare in modo catastrofico piccoli segnali corporei. La difficoltà nel gestire lo stress e la paura di malattie gravi, spesso alimentata da esperienze precedenti o da esposizione ai media, può innescare un circolo vizioso. Inoltre, l’incertezza riguardo al proprio stato di salute, o le esperienze traumatiche legate alla malattia, come la perdita di una persona cara, possono scatenare queste preoccupazioni.
Una volta esordito, il disturbo si presenta con una sintomatologia ben precisa, che ha alla base una continua preoccupazione per sintomi inesistenti o lievi, che l’individuo riconduce a segni di malattie gravi: questa preoccupazione si esprime in una ricerca eccessiva di conferme mediche e in un’attenzione focalizzata eccessivamente sul corpo al punto da esperire manifestazioni d’ansia come tachicardia, sudorazione e difficoltà respiratorie, scambiate sempre per segnali di una grave condizione medica. L’individuo potrebbe anche sviluppare il timore di consultare il medico per paura di scoprire qualcosa di grave. In casi estremi, questo disturbo può compromettere seriamente la qualità della vita e la capacità di affrontare situazioni quotidiane.
Ipocondria nelle diverse fasi della vita e della crescita
La tendenza a preoccuparsi per il proprio benessere fisico non è limitata a un gruppo di età specifico, ma può evolversi e cambiare a seconda della fase della vita in cui ci si trova: difatti, ogni fase della crescita porta con sé esperienze, ansie e influenze che possono incidere sulla manifestazione del disturbo.
Durante l’infanzia, l’ipocondria può iniziare come una forma di imitazione dei comportamenti ansiosi dei genitori o come reazione a malattie reali o percepite. I bambini, infatti, possono essere particolarmente sensibili alle malattie, sia perché spesso sono soggetti a infezioni e malesseri stagionali, sia perché il loro concetto di salute è fortemente influenzato dalle preoccupazioni degli adulti che li circondano.
Durante l’adolescenza, i cambiamenti fisici e ormonali possono generare una maggiore consapevolezza e preoccupazione per il corpo. I ragazzi e le ragazze potrebbero essere più vulnerabili alle paure relative alla salute a causa delle incertezze proprie di questa fase della vita, che includono l’esplorazione della sessualità, le preoccupazioni estetiche e il confronto con i coetanei. A volte, l’ipocondria si manifesta in forme più acute in questo periodo, con i giovani che temono di essere affetti da gravi malattie come il cancro o malattie cardiache, a causa di una percezione distorta dei segnali del corpo e dell’influenza dei media.
Nell’età adulta, l’ipocondria può essere alimentata da esperienze personali, come la perdita di una persona cara o la diagnosi di una malattia grave in famiglia. Inoltre, l’ingresso nella vita lavorativa, con lo stress e le responsabilità che comporta, può aumentare la preoccupazione per la propria salute. In questa fase della vita, l’ipocondria si può radicare più profondamente, trasformandosi in un disturbo cronico che porta il soggetto a eseguire frequenti visite mediche e a cercare diagnosi, senza che esista un vero problema fisico. Le persone adulte con ipocondria spesso si concentrano su malesseri temporanei o lievi e, a causa della loro ansia, interpretano ogni sintomo come il segno di una malattia grave.
Nella terza età, l’ipocondria tende a manifestarsi più frequentemente, poiché la salute fisica può deteriorarsi con l’invecchiamento e aumenta la consapevolezza delle malattie croniche. Gli anziani sono più suscettibili a preoccuparsi di ogni piccolo cambiamento nel corpo, temendo che possa segnalare una condizione grave, come un infarto o una demenza. In questa fase, la preoccupazione per la salute può anche essere alimentata dalla solitudine, dalla perdita di familiari e amici e dalla consapevolezza della propria mortalità. La combinazione di reali problemi di salute e ansie psicologiche può portare a un ciclo di auto-esame eccessivo e consultazioni mediche inutili, spesso senza una reale base patologica. In sintesi, l’ipocondria non è legata a una sola fase della vita, ma si evolve con l’individuo, riflettendo le preoccupazioni e le sfide specifiche di ogni età.
Come la terapia può aiutare
La terapia può giocare un ruolo fondamentale nel trattamento dell’ansia per la salute, contribuendo a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita delle persone che ne soffrono. Tra le modalità terapeutiche più efficaci, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) si è dimostrata particolarmente utile. Questa forma di terapia aiuta le persone a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano le preoccupazioni eccessive per la salute. Ad esempio, una persona che teme continuamente di avere una malattia grave potrebbe imparare a identificare i pensieri catastrofici e sostituirli con interpretazioni più razionali e realistiche.
Un altro approccio utile è la terapia basata sulla consapevolezza, come la mindfulness, che insegna a concentrarsi sul momento presente, riducendo l’influenza dei pensieri ansiosi. Attraverso la mindfulness, le persone imparano a non farsi sopraffare dalle preoccupazioni e a gestire meglio le emozioni legate alla paura di malattia. Inoltre, la terapia può includere tecniche di rilassamento, come il training autogeno o la respirazione diaframmatica, che aiutano a ridurre i sintomi fisici di ansia, come la tachicardia o la sudorazione.
In alcuni casi, può essere utile anche l’uso di farmaci ansiolitici o antidepressivi, prescritti da uno specialista, per aiutare a regolare il sistema nervoso e ridurre la sofferenza psicologica. Tuttavia, la terapia psicologica rimane la pietra angolare del trattamento, poiché permette alla persona di affrontare in modo più sano le sue paure e ansie, promuovendo un cambiamento duraturo nei comportamenti e nelle percezioni legate alla salute. In generale, la combinazione di terapie psicologiche e, quando necessario, farmacologiche, può portare a un significativo miglioramento, permettendo alle persone di vivere con maggiore serenità e di affrontare in modo più equilibrato le preoccupazioni legate alla salute.
Bibliografia
DSM 5 (APA, 2013).
Health anxiety (Hedman-Lagerlöf, Tyrer, Hague, Tyrer; BMJ, 2019).
La paura della paura (Lorenzini, Sassaroli; La nuova Italia scientifica, 1987).
Manuale di Psichiatria (Siracusano A.; Il Pensiero Scientifico Editore, 2014). Psicoterapia cognitiva (Perdighe, Gragnani; Raffello Cortina Editore, 2021).
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