Differenze tra Conscio, Preconscio e Inconscio

Conscio, Subconscio e Inconscio sono i tre livelli della mente introdotti da Freud nel 1900. Analizzarli, e approfondire la teoria topica che li spiega, può essere utile per comprendere la mente umana, soprattutto analizzando come questi elementi si distanziano da un’accezione prettamente teorica e influenzano la nostra vita quotidiana.

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Psicologia e psicoanalisi

Facciamo subito un po’ di chiarezza, distinguendo e spiegando i concetti di psicologia e psicoanalisi. Con il termine “psicologia” si indica lo studio scientifico dei processi cognitivi e del comportamento degli individui, inteso come l’insieme delle azioni fisiche osservabili compiute da una persona che si rapporta con l’ambiente. I processi cognitivi, invece, sono tutti quegli aspetti che ci guidano nella comprensione del mondo e ci caratterizzano come individui (sensazioni, emozioni, percezioni, ricordi, pensieri, memoria).

Dal focus principale d’indagine derivano le diverse declinazioni della psicologia.

  • Ciclo di vita: infanzia, adolescenza, coppia e sessualità, gravidanza, terza età.
  • Salute clinica: diagnosi psicopatologica, sofferenza psichica, violenza, dipendenze, valutazione e riabilitazione dei disturbi cognitivo-neuropsicologici, eventi traumatici.
  • Educazione e sviluppo: scuola, genitorialità, processi di formazione, disturbi dell’apprendimento, orientamento.
  • Lavoro e organizzazioni: testing e valutazione, selezione del personale, formazione, salute e sicurezza sul lavoro, mobbing, burnout, coaching, stress lavoro-correlato, analisi e sviluppo organizzativo, stili di consumo, team building, outplacement.

Per quanto riguarda la definizione del termine “psicoanalisi”, è in corso da almeno vent’anni un dibattito che ha diviso anche le società storiche, come l’International Psychoanalytic Association. Le definizioni che hanno trovato maggiore consenso sono due, una storica e una operativa. Partendo dalla definizione storica, con “psicoanalisi” si intende il nome di una disciplina sviluppata da Sigmund Freud, che include un metodo per investigare i processi mentali, un corpus di conoscenze sulle motivazioni dei comportamenti umani e una modalità di cura per i disturbi mentali. La definizione operativa, invece, intende la psicoanalisi come un modo di pensare, sia teorico sia clinico, basato sull’assunzione dell’esistenza di processi mentali inconsci che sottostanno alle attività mentali consce. In altri termini, psicoanalisi è qualsiasi psicologia che si fondi sull’esistenza dell’inconscio.

Da una parte, quindi, una scienza che parte da ciò che è osservabile – processi cognitivi e comportamento – per indagare i diversi focus che può portare il soggetto in trattamento. Dall’altra, invece, un metodo che si basa sull’assunzione che l’attività mentale consapevole sia guidata da processi mentali inconsci e ciò spiegherebbe le motivazioni intrinseche dei comportamenti umani.

I tre livelli della mente secondo Freud

A questo punto, dopo aver citato Freud, approfondiamo la teoria topica freudiana che spiega i diversi livelli della mente, per fornire un quadro di maggiore comprensione.

Esposta per la prima volta nel capitolo settimo dell’Interpretazione dei Sogni (1900), Freud giunse alla formulazione della teoria topica come spiegazione complessiva del funzionamento dell’apparato psichico. Essa postula l’esistenza di tre sistemi nella psiche (considerati metaforicamente come luoghi della mente), ciascuno dei quali è caratterizzato essenzialmente dal suo rapporto con la coscienza:

  • sistema inconscio;
  • sistema preconscio;
  • sistema conscio.

Gli elementi che compongono il sistema inconscio rispondono a determinate caratteristiche.

  1. Sono inaccessibili alla coscienza, per cui alcuni elementi del sistema inconscio sono esclusi dal preconscio in seguito alla rimozione, perché ritenuti inaccettabili. Quegli elementi ai quali viene negato l’accesso alla coscienza sono detti “il rimosso”. Quindi, gli elementi rimossi possono raggiungere la coscienza in altri modi: attraverso dei sintomi, dei motti di spirito e il sogno.
  2. Funzionano secondo il processo primario, sinonimo di pensiero irrazionale, non legato alla realtà o fantastico.
  3. Sono di natura non verbale, cioè vi è il ricordo dell’immagine visiva di un volto o di una scena o di qualsiasi altra percezione sensoriale verificatasi in un momento della vita prima che ci fossero parole per descrivere o denominare quella percezione.
  4. Agiscono secondo il principio di piacere, ciò significa che il sistema inconscio agisce in modo da raggiungere il piacere immediato ed evitare il dispiacere.
  5. Sono in rapporto con la vita pulsionale, per cui l’attività del sistema inconscio è il risultato di tensioni libidiche, cioè è rivolta alla soddisfazione dei desideri sessuali dell’individuo, quindi i suoi elementi sono rappresentativi delle pulsioni sessuali e derivati da esse.
  6. Sono di natura infantile, ciò significa che l’inconscio è la parte più antica dell’apparato psichico, ed esperienza, fantasie e desideri dell’infanzia continuano a vivere immutati, sebbene respinti (rimossi) dalla parte più adulta della psiche.

Il sistema preconscio comprende gli elementi della psiche che possono giungere alla coscienza.

  1. Le tracce mnestiche che appartengono ad esso sono di natura verbale.
  2. Ha la funzione di censore inconscio e preconscio.
  3. Non esiste fin dalla nascita, ma comincia a svilupparsi nell’infanzia e, man mano che l’individuo diventa adulto, esso acquista una maggiore importanza nel funzionamento della psiche.
  4. Funziona secondo il processo secondario, cioè è realistico, disposto ad aspettare, capace di controllare i desideri appartenenti alla sfera pulsionale e agisce secondo il principio di realtà.

Infine, il sistema conscio è costituito dai contenuti mentali di cui siamo interamente coscienti.

  1. La coscienza si limita a sensazioni provocate da stimoli del mondo esterno e a eventi, cioè pensieri, ricordi, sentimenti che riguardano il preconscio.
  2. Gli elementi del preconscio possono diventare coscienti solo se acquistano una carica di attenzione attivata dal sistema conscio.
  3. Ha la funzione di controllare l’attività motoria volontaria.
  4. Funziona secondo il processo secondario ed è regolato dal principio di realtà.

Come conscio, preconscio e inconscio influiscono sul quotidiano

Dopo aver ben distinto i tre sistemi psichici della teoria Freudiana, è possibile comprendere meglio il motivo per cui la psicoanalisi è ormai da tempo riconosciuta come una delle espressioni fondamentali del XX secolo e abbia avuto un’enorme influenza sulla nostra cultura. Tutta l’opera di Sigmund Freud, anche quella clinica, possiede un valore antropologico generale che ha molto a che fare con la vita quotidiana, le scelte e le azioni degli individui.

L’inconscio influisce sulla vita di tutti i giorni ed è riconoscibile attraverso numerosi indizi. Partiamo dalle emozioni e dai simboli. Per attirare la nostra attenzione, infatti, la mente inconscia usa le emozioni: ad esempio, se improvvisamente abbiamo paura, l’inconscio rivela (a torto o a ragione) che la nostra sopravvivenza è a rischio. Esso è responsabile anche dell’archiviazione dei ricordi, nel senso che può nasconderne alcuni che hanno forti emozioni negative, fino al momento in cui non siamo abbastanza maturi per elaborarli; solo allora farà emergere le emozioni, in modo che possano essere affrontate.

Un’altra traccia dell’inconscio nella nostra vita quotidiana sono le associazioni. Esso, infatti, cerca di raccogliere lezioni da ogni esperienza e impara molto velocemente. Ad esempio, se abbiamo una brutta esperienza a lavoro, l’inconscio potrebbe scegliere di raggruppare tutte le esperienze di lavoro nella categoria “questo sarà spiacevole”. Compariranno dei sintomi fisici (tachicardia, sudore freddo, respiro corto) ogni volta che affronteremo situazioni attivanti nel contesto lavorativo.

Ricordiamo che Freud paragonava i tre livelli della mente a un iceberg. La parte superiore dell’iceberg che si vede sopra l’acqua è la mente cosciente. La parte dell’iceberg sommersa sotto l’acqua, ma ancora visibile, è il preconscio, mentre la parte dell’iceberg che non si vede sotto la linea di galleggiamento rappresenta la mente inconscia. Seguendo questa metafora, si può comprendere meglio come l’inconscio sia tutto ciò che non affiora in superficie, ma fa da base solida a ciò che riusciamo a vedere. I tre livelli, però, non sono completamente separati gli uni degli altri, e comunicano tra loro dando vita a dei processi mentali che diventano più facili da spiegare. Vediamone qualche esempio.

Il sistema conscio influenza la nostra quotidianità, poiché contiene tutti i pensieri, i ricordi, i sentimenti e i desideri di cui siamo consapevoli. È l’aspetto della nostra elaborazione mentale di cui possiamo pensare e parlare razionalmente, l’insieme di tutte le convinzioni che trovano un fondamento tangibile. Tra questi, c’è anche la memoria, che non sempre fa parte della coscienza, ma che può essere recuperata facilmente e portata alla consapevolezza, grazie al lavoro di intermediario del preconscio.

Il preconscio, infatti, è il sistema attraverso cui gli altri due livelli comunicano, è la possibilità di movimento tra il sommerso e l’emerso, pensando alla metafora dell’iceberg, che porta al livello consapevole ciò che fino a quel momento è rimasto lontano dalla nostra mente cosciente. Pensiamo a quando all’improvviso ci torna alla mente un vecchio ricordo o quando abbiamo un’epifania rispetto a qualcosa che ci eravamo taciuti per molto tempo. In questi casi, la spinta con cui opera l’inconscio ha portato alla coscienza quell’informazione, e ciò è stato possibile grazie al sistema preconscio.

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Bibliografia

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