Nella pratica clinica contemporanea, sempre più persone giungono in terapia portando con sé le cicatrici invisibili di relazioni familiari profondamente disfunzionali. Tra queste, l’esperienza di crescere con un genitore narcisista rappresenta una delle più complesse e pervasive, capace di influenzare lo sviluppo emotivo e relazionale dei figli ben oltre l’infanzia.
Comprendere come tali dinamiche si instaurino, e soprattutto quali siano le conseguenze psicologiche sui figli, costituisce un passo fondamentale per favorire percorsi di consapevolezza e cambiamento.
Chi sono i genitori narcisisti
Il narcisismo, nel suo esprimersi in forme disfunzionali, non è solo un tratto caratteriale ma una modalità stabile di relazione con il mondo e, soprattutto, con le persone più vicine. I genitori narcisisti appaiono spesso centrati su sé stessi, bisognosi di conferme continue e profondamente sensibili alle critiche, anche a quelle più velate. Questa configurazione li porta a vedere i figli non come individui autonomi, ma come estensioni di sé, strumenti funzionali alla propria autostima e alla costruzione di un’immagine ideale verso l’esterno [1].
Tali genitori possono oscillare tra momenti di apparente grande dedizione e fasi di freddezza o disprezzo. In molti casi, ricorrono a forme sottili di manipolazione emotiva, creando aspettative implicite che i figli percepiscono presto come imperative: essere sempre all’altezza, non deludere, corrispondere a un ideale che non ammette fragilità o deviazioni.
È importante sottolineare che esistono diverse sfumature del narcisismo genitoriale: da quello più apertamente grandioso, in cui il genitore manifesta superiorità e disprezzo verso chi non lo conferma, a quello vulnerabile, più silenzioso e vittimistico, ma altrettanto centrato sui propri bisogni e incapace di una reale empatia [2].
Come influiscono sullo sviluppo dei figli
L’influenza dei genitori narcisisti sui figli si manifesta in modo graduale, ma con effetti profondi. Durante l’infanzia, il bambino costruisce la propria identità anche grazie al rispecchiamento offerto dai genitori: è attraverso i loro sguardi, parole e gesti che il bambino impara a conoscersi, a riconoscere le proprie emozioni e a regolare il proprio comportamento.
Nel contesto narcisistico, tuttavia, questo specchio risulta deformato. Le risposte genitoriali
non sono sintonizzate sui reali bisogni del figlio, ma filtrate dal bisogno del genitore di proteggere la propria immagine e autostima. Così, il figlio può sentirsi amato solo a condizione di “funzionare” come il genitore desidera: eccellere, compiacere, non contraddire, mostrarsi perfetto. La stima e l’affetto diventano quindi condizionati, rinforzando in modo costante l’idea che il proprio valore dipenda esclusivamente dall’approvazione altrui [3].
Questo modello educativo ostacola lo sviluppo di un senso di sé stabile e autonomo. L’autonomia emotiva, che si costruisce progressivamente attraverso esperienze di ascolto, validazione e sostegno, viene sacrificata sull’altare dell’adattamento al bisogno del genitore. In alcuni casi, il figlio può interiorizzare l’idea che i propri desideri e sentimenti siano irrilevanti o addirittura pericolosi, perché capaci di scatenare critiche, rabbia o freddezza.
Un ulteriore effetto rilevante riguarda il processo di regolazione delle emozioni. Crescendo in un clima in cui l’espressione emotiva è scoraggiata o addirittura punita, il figlio può sviluppare strategie difensive disfunzionali, come il controllo eccessivo delle emozioni, il perfezionismo o la tendenza a compiacere [4].
Conseguenze emotive e comportamentali
Le conseguenze psicologiche nei figli di genitori narcisisti possono manifestarsi in modo diverso, a seconda di fattori individuali e contestuali. Tuttavia, nella pratica clinica, emergono alcuni pattern ricorrenti che meritano attenzione. Di seguito:
1. Bassa autostima e senso cronico di inadeguatezza
Molti figli di genitori narcisisti crescono con una percezione del proprio valore strettamente dipendente da fattori esterni. Questa fragilità li rende vulnerabili al giudizio, incapaci di riconoscere i propri successi in modo autentico e inclini all’autosvalutazione quando non ottengono conferme. Spesso, questa sensazione si accompagna a un dialogo interno critico, che riproduce inconsciamente le parole o gli atteggiamenti svalutanti ricevuti nell’infanzia.
2. Perfezionismo e auto-esigenza estrema
Per mantenere l’approvazione del genitore, alcuni sviluppano un perfezionismo rigido che diventa una trappola: qualsiasi errore viene vissuto come una minaccia all’amore ricevuto o come la prova di non “valere abbastanza”. Ciò può tradursi in ansia costante, stress cronico e, talvolta, sintomi somatici [5]. Il bisogno di controllo diventa dominante, portando a sacrificare spontaneità, creatività e relazioni autentiche.
3. Difficoltà relazionali
Chi cresce con un genitore narcisista può sviluppare due tendenze opposte: da un lato, diventare iperaccudente, compiacente e incapace di porre confini, dall’altro, diventare diffidente, rigido o aggressivo per proteggersi da ulteriori ferite. In entrambi i casi, le relazioni intime risultano compromesse da paure profonde di rifiuto o abbandono. Inoltre, l’incapacità di riconoscere e comunicare i propri bisogni in modo diretto porta spesso a fraintendimenti e conflitti.
4. Confusione identitaria
L’aver dovuto rinunciare ai propri bisogni per soddisfare quelli del genitore può lasciare, in età adulta, un senso di vuoto o di smarrimento: non sapere davvero “chi si è” o “cosa si vuole”, vivendo la vita come una sequenza di doveri anziché come un percorso autentico. Questa confusione può tradursi in scelte professionali o affettive dettate più dal desiderio di compiacere gli altri che da una reale vocazione personale.
5. Vulnerabilità a relazioni disfunzionali
Senza consapevolezza dei propri schemi appresi, i figli di genitori narcisisti rischiano di replicare dinamiche simili anche nelle relazioni adulte: scegliendo partner critici, svalutanti o manipolatori, attratti inconsciamente da ciò che è familiare, pur essendo doloroso [6].
Percorsi terapeutici consigliati
Quando una persona cresciuta in un contesto narcisistico intraprende un percorso psicologico, il lavoro terapeutico ha come obiettivo principale la costruzione (o ricostruzione) di un senso di sé autonomo e stabile.
- Riconoscere il modello appreso
Un primo passo fondamentale può consistere nell’aiutare il paziente a riconoscere le dinamiche disfunzionali sperimentate nell’infanzia, distinguendo ciò che apparteneva ai bisogni del genitore da ciò che era ed è realmente suo. Questa consapevolezza è già di per sé liberatoria, perché interrompe il ciclo dell’autocolpevolizzazione. Spesso, identificare con precisione queste dinamiche consente di dare un senso al proprio disagio presente. - Sviluppare nuove modalità di gestione emotiva
Il percorso terapeutico mira a sostituire strategie difensive rigide (come la soppressione o il controllo eccessivo delle emozioni) con modalità più flessibili e funzionali. Ciò può includere tecniche mirate alla regolazione emotiva e alla gestione dell’ansia, così come esperienze concrete che favoriscano l’espressione autentica dei sentimenti [7]. L’obiettivo è permettere alla persona di sentirsi autorizzata a provare, nominare e condividere le proprie emozioni senza timore. - Costruire confini relazionali
Imparare a riconoscere i propri bisogni e ad affermarli, anche a costo di deludere le aspettative altrui, è un passaggio cruciale. Questo processo permette di ridurre la tendenza al compiacimento compulsivo e di creare relazioni più equilibrate, fondate sul reciproco rispetto. - Riscoprire desideri, passioni e valori personali
Parte del lavoro terapeutico consiste nell’esplorare ciò che davvero appartiene al paziente, distinguendolo dalle imposizioni interiorizzate. Riconoscere e dare spazio a desideri e valori autentici contribuisce a costruire una vita più coerente con sé stessi, superando il senso di vuoto spesso sperimentato. - Interrompere la trasmissione intergenerazionale
Per chi diventa a sua volta genitore, la terapia offre l’opportunità di riflettere sui propri modelli educativi, evitando di riprodurre inconsapevolmente ciò che si è subito. Questo rappresenta non solo un cambiamento personale, ma un atto profondamente generativo verso le nuove generazioni [8].
Conclusioni
Crescere accanto a un genitore narcisista lascia spesso un’impronta profonda: un senso di valore legato all’approvazione esterna, difficoltà a riconoscere e sostenere i propri bisogni autentici, e una vulnerabilità relazionale che rischia di ripetersi anche in età adulta. Queste ferite psicologiche, però, non rappresentano una condanna definitiva.
Il percorso terapeutico, infatti, non si limita a comprendere le origini del disagio, ma invita la persona a osservare da vicino i meccanismi appresi che ancora oggi alimentano sofferenza. È attraverso la consapevolezza di questi schemi – come il bisogno di compiacere, il perfezionismo, la difficoltà a porre confini – che diventa possibile costruire alternative concrete e più funzionali.
Questo processo richiede coraggio e disponibilità a sperimentare nuove modalità relazionali, anche a costo di deludere le aspettative interiorizzate. Ma è proprio in questa scelta di agire diversamente, passo dopo passo, che si interrompe il legame invisibile che ancora tiene legati a un passato doloroso.
Riconoscere di essere figli di genitori narcisisti significa smettere di subire passivamente un copione scritto da altri e iniziare a scrivere, con maggiore libertà e consapevolezza, la propria storia.
È così che, pur senza cancellare le ferite, diventa possibile trasformarle in terreno di crescita personale, recuperando il diritto di essere finalmente se stessi.
Contributo a cura di Dott.ssa Roberta Iannuzzo
Bibliografia
- Kernberg, O. F. (1995). Disturbi narcisistici di personalità.
2. Gabbard, G. O. (2014). Psicodinamica del narcisismo.
3. Kohut, H. (1977). The Restoration of the Self.
4. Miller, A. (1997). Il dramma del bambino dotato.
5. Cain, N. M., Pincus, A. L., & Ansell, E. B. (2008). Narcissism, perfectionism and selfesteem.
6. Maccoby, E. E. (2000). Parenting effects: Myth or reality?
7. Dimaggio, G., & Semerari, A. (2003). Psicoterapia metacognitiva dei disturbi di
personalità.
8. Fonagy, P., et al. (2002). Affect regulation, mentalization, and the development of the self.
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