Il bullismo è una ferita invisibile che spesso lascia segni più profondi di quanto immaginiamo. Non si tratta di una semplice lite tra ragazzi o di un momento passeggero di tensione: è un comportamento ripetuto e intenzionale che può minare la serenità emotiva e psicologica di chi lo subisce.
Dan Olweus, considerato uno dei maggiori esperti mondiali sul tema, lo descrive come un fenomeno in cui la vittima è continuamente esposta a comportamenti aggressivi, sia fisici che psicologici, messi in atto da uno o più individui. Ed è proprio questa ripetitività e intenzionalità a renderlo così devastante: non è una coincidenza o un malinteso, ma una strategia precisa che sfrutta uno squilibrio di potere per ferire, controllare o umiliare un’altra persona.
Le conseguenze? Profonde e durature: insicurezza, isolamento, bassa autostima, ansia, depressione e, nei casi più estremi, pensieri autolesionistici. Non è raro che le vittime di bullismo finiscano per sentirsi intrappolate in un ciclo di paura e impotenza, incapaci di vedere una via d’uscita. Per questo, come genitori, è fondamentale capire, riconoscere e intervenire tempestivamente.
Bullismo o conflitto? Perché è importante distinguerli
Un litigio tra coetanei può essere un’occasione per imparare a gestire i conflitti e sviluppare capacità relazionali. Tuttavia, quando si parla di bullismo, entriamo in un territorio molto diverso. Come distinguere i due fenomeni?
- Sistematicità: mentre una lite è episodica, il bullismo si ripete nel tempo. È una pressione costante, come una goccia che scava la roccia.
- Asimmetria di potere: nel bullismo c’è sempre un divario tra chi esercita il potere e chi lo subisce, che sia fisico, sociale o psicologico. La vittima si sente incapace di difendersi.
- Intenzionalità: il bullo agisce con l’obiettivo di ferire, umiliare o isolare. Non si tratta di una reazione istintiva, ma di un comportamento consapevole e deliberato.
Questi tre elementi rendono il bullismo un fenomeno pervasivo e pericoloso, che va affrontato con attenzione e consapevolezza.
Le molte facce del bullismo
Il bullismo non si limita a uno schiaffo o a un insulto. Può assumere forme diverse, ciascuna con le proprie insidie.
- Bullismo fisico: è il più visibile e spesso il più riconoscibile. Spintoni, pugni, calci o danneggiamento di oggetti personali sono alcune delle manifestazioni più comuni.
- Bullismo verbale: insulti, prese in giro, soprannomi offensivi e minacce verbali possono sembrare meno gravi, ma lasciano ferite emotive profonde.
- Bullismo relazionale: include comportamenti come escludere qualcuno da un gruppo, diffondere pettegolezzi o manipolare le relazioni sociali per isolare la vittima.
- Cyberbullismo: grazie alla tecnologia, il bullismo non si ferma più fuori dalla porta di casa. Offese, immagini compromettenti, commenti denigratori sui social media o gruppi di chat usati per escludere la vittima amplificano l’impatto, rendendo il fenomeno pervasivo e inarrestabile.
Queste forme, pur diverse tra loro, condividono lo stesso obiettivo: annullare la vittima, privandola di fiducia in sé stessa e del suo diritto a sentirsi sicura.
Cyberbullismo e dipendenza da internet
In questo episodio di “Non parlarmi a colazione”, la Dott.ssa Annalisa Colucci illustra l’importanza della consapevolezza riguardo le opportunità e i rischi legati alla costante connessione a internet, e sottolinea il ruolo cruciale di genitori ed educatori nel guidare i più giovani verso un uso sano e responsabile della rete.
Come riconoscere i segnali di bullismo nei figli
La vergogna, la paura di peggiorare la situazione o la convinzione che “nessuno possa aiutarmi” portano molte vittime a nascondere ciò che stanno vivendo. Questo silenzio può alimentare ulteriormente il bullismo, lasciando genitori e insegnanti all’oscuro della gravità del problema.
Ecco alcuni segnali a cui prestare attenzione.
- Cambiare abitudini scolastiche: rifiuto di andare a scuola, richieste insistenti di essere accompagnati e ripresi, calo improvviso nel rendimento scolastico.
- Disturbi fisici inspiegabili: mal di testa, dolori allo stomaco, insonnia, o altri sintomi somatici senza cause mediche evidenti.
- Cambiamenti comportamentali: sbalzi d’umore, scatti di rabbia, pianto frequente o apatia.
- Tendenza all’isolamento: riduzione dei contatti con amici, rinuncia a partecipare a eventi sociali o attività che prima piacevano.
- Segni fisici: lividi, graffi, vestiti danneggiati o oggetti personali rotti.
Anche un singolo segnale potrebbe indicare un problema. Non sottovalutare i tuoi sospetti: osserva, ascolta e chiedi con tatto.
Cosa fare: la guida pratica per i genitori
Quando ti accorgi che tuo figlio potrebbe essere vittima di bullismo, il modo in cui reagisci è cruciale.
- Ascolta senza giudicare
Evita frasi come “Devi difenderti” o “Non preoccuparti, passerà”. Queste risposte, seppur benintenzionate, rischiano di far sentire la vittima ancora più sola e incompresa. Mostra empatia: “Capisco che sia difficile, ma sono qui per aiutarti”. - Riconosci le emozioni
Convalida il suo stato emotivo. Dire “È normale sentirsi spaventati o tristi in questa situazione” aiuta tuo figlio a sentirsi accolto e meno in colpa. - Crea esperienze positive
Offri opportunità per coltivare amicizie e rafforzare la fiducia in sé stessi: sport di squadra, hobby o attività che valorizzino le sue capacità possono fare la differenza. - Collabora con la scuola
Non temere di coinvolgere gli insegnanti o il personale scolastico. Un approccio condiviso tra casa e scuola aumenta le probabilità di successo nell’affrontare il problema. - Cerca supporto professionale
Un terapeuta può aiutare tuo figlio a gestire l’ansia, rafforzare l’autostima e sviluppare strategie per affrontare situazioni difficili. Non aspettare che il problema si aggravi: intervenire presto è sempre meglio.
Perché affrontare il bullismo è una responsabilità collettiva
Il bullismo non è mai un problema solo della vittima: è un fenomeno che riguarda tutta la comunità. Genitori, insegnanti e compagni di classe hanno un ruolo fondamentale nel creare un ambiente sicuro e accogliente, in cui il rispetto e l’empatia siano alla base delle relazioni.
Intervenire non significa solo risolvere un problema immediato, ma dare a tuo figlio gli strumenti per affrontare il futuro con forza e fiducia. Non sottovalutare il tuo potere come genitore: il tuo supporto può fare la differenza tra una ferita che segna per sempre e una difficoltà che si può superare.
Se sospetti che tuo figlio sia vittima di bullismo, inizia oggi stesso a costruire una rete di sostegno. E ricorda: non sei solo/a in questa battaglia.
Contributo a cura della Dott.ssa Marta Salvati
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