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L’importanza di un supporto psicologico per i caregiver

Prendersi cura di qualcuno è un atto di grande generosità e dedizione, che richiede non solo empatia ma anche una preparazione adeguata. Che si tratti di un contesto professionale o familiare, l’impegno richiesto ai caregiver, coloro che assistono quotidianamente gli altri, è profondo e spesso logorante. Questo ruolo, essenziale nella società, può infatti comportare un significativo impatto emotivo e fisico. Il rischio di sovraccarico è alto, ed è proprio per questo che il supporto psicologico è fondamentale: protegge l’equilibrio psicofisico di chi assiste e permette loro di continuare a offrire cure di qualità senza comprometterne il benessere.

Chi sono i caregiver?

Il termine “caregiver” si riferisce a chi si occupa del benessere di persone non autosufficienti, sia in modo parziale che totale. La definizione più precisa identifica il caregiver come colui che assiste e si prende cura di una persona – che può essere un familiare, un coniuge, un convivente o un affine entro il secondo grado – non in grado di provvedere a se stessa, magari riconosciuta invalida e bisognosa di assistenza continua, o titolare di indennità di accompagnamento.

Esistono due principali tipologie di caregiver:

  1. Caregiver familiari o informali: sono coloro che, per scelta o necessità, si assumono la responsabilità di assistere un parente malato, anziano o con disabilità. Spesso genitori, figli, fratelli o coniugi, questi caregiver non sono retribuiti e, pur svolgendo un ruolo cruciale, ricevono poco riconoscimento e supporto dalle istituzioni. L’assistenza che offrono è quotidiana, totalizzante e priva di pause, con un impegno che può spingerli a mettere da parte la propria vita personale, sociale e professionale. La loro dedizione, nonostante sia essenziale, può diventare fonte di stress e affaticamento psicofisico.
  2. Caregiver professionali: includono operatori socio-sanitari, infermieri e assistenti familiari, che svolgono il loro ruolo all’interno di un contesto formale e retribuito. Nonostante l’aspetto professionale, anche questi caregiver sono esposti a pressioni psicologiche rilevanti. Il contatto costante con la sofferenza e la ripetitività delle situazioni stressanti possono accumulare tensioni, rendendo necessario un supporto psicologico mirato anche per loro.

Indipendentemente dal fatto che si tratti di familiari o professionisti, tutti i caregiver condividono un elemento comune: una dedizione continua e incondizionata verso il benessere degli altri, spesso a scapito del proprio. Questo sacrificio, se non bilanciato da una cura personale adeguata, può portare a gravi conseguenze per la salute mentale e fisica.

I rischi psicologici del caregiver

Appare chiaro che il ruolo del caregiver è emotivamente e fisicamente impegnativo. Inoltre, è un lavoro prolungato nel tempo, che spesso comprende un coinvolgimento emotivo importante, soprattutto se prendiamo in esame il ruolo dei caregiver familiari. Chi sceglie di prendersi cura di persone non autosufficienti può sviluppare nel tempo una serie di problemi psicologici legati al carico di lavoro, alla costante preoccupazione per il benessere dell’altro e alla sensazione di essere soli di fronte a un compito così gravoso.

Uno dei rischi più comuni è il cosiddetto “burnout da caregiver”, una condizione di esaurimento fisico ed emotivo che nasce dalla pressione costante di assistere una persona bisognosa. Il burnout si manifesta con sintomi quali stanchezza cronicairritabilitàdifficoltà a concentrarsisentimenti di impotenza e isolamento sociale e, a lungo termine, questa condizione può condurre a disturbi depressivi e ansiosi, influendo non solo sulla salute mentale del caregiver, ma anche sulla qualità delle cure fornite alla persona assistita.

Inoltre, è spesso ricorrente tra i caregiver familiari il senso di colpa: molti di loro si sentono responsabili della sofferenza del loro caro e possono vivere con la convinzione di non fare abbastanza, nonostante i loro sforzi. Questo senso di colpa può essere amplificato dalla mancanza di supporto da parte delle reti familiari o istituzionali, lasciando il caregiver con il peso di dover gestire tutto da solo. Infine, uno dei più gravi rischi per i caregiver familiari è la perdita di identità: queste persone, infatti, possono ritrovarsi a vivere in funzione delle necessità dell’altro, perdendo di vista i propri bisogni, interessi e ambizioni personali. Questo fenomeno, chiamato “annullamento del sé”, può portare a una profonda crisi esistenziale e alla sensazione di essere intrappolati in una vita che non permette spazio per la propria realizzazione.

L’importanza del supporto psicologico per chi si prende cura degli altri

Per questi motivi, il supporto psicologico riveste un’importanza fondamentale per i caregiver, siano essi familiari o professionisti. Fornire cure costanti a una persona dipendente può essere un lavoro estenuante dal punto di vista emotivo, e un sostegno psicologico può aiutare il caregiver a gestire lo stress, a sviluppare strategie per affrontare le sfide quotidiane e a trovare uno spazio per riflettere sui propri bisogni.

Nel chiedere un aiuto, il caregiver deve prefissarsi come primo obiettivo quello di riconoscere i segnali di sovraccarico emotivo, per permettere di prevenire il burnout. Attraverso la psicoterapia e il sostegno emotivo che ne consegue, i caregiver possono imparare tecniche per ridurre lo stress, migliorare la gestione del tempo e delle risorse e sviluppare una maggiore consapevolezza di sé. Inoltre, il supporto psicologico può offrire uno spazio sicuro in cui i caregiver possono esprimere le proprie emozioni senza sentirsi giudicati, affrontando sentimenti di frustrazione, colpa o tristezza che spesso accompagnano il loro ruolo.

La terapia può anche aiutare i caregiver a ristabilire un equilibrio tra la cura dell’altro e la cura di sé. È essenziale che i caregiver imparino a ritagliarsi del tempo per sé stessi, dedicandosi ad attività che li rigenerino e li facciano sentire meglio. Spesso, coloro che si occupano di un familiare malato tendono a trascurare i propri bisogni, ma è fondamentale che comprendano che prendersi cura di se stessi è una condizione indispensabile per poter continuare a prendersi cura degli altri.

Inoltre, il supporto psicologico può favorire la costruzione di una rete sociale e di supporto per il caregiver. La condivisione dell’esperienza con altri che stanno affrontando situazioni simili può essere di grande aiuto, permettendo di sentirsi meno soli e di scoprire nuove strategie per affrontare le sfide quotidiane. I gruppi di supporto per caregiver, guidati da un professionista, offrono uno spazio di confronto in cui condividere le proprie difficoltà e trovare sostegno reciproco.

Ovviamente la terapia è molto utile anche per i caregiver professionali, con i quali la supervisione psicologica e il supporto possono essere cruciali per prevenire l’esaurimento emotivo e mantenere una distanza professionale salutare dai loro pazienti. Essi hanno il compito di gestire situazioni spesso delicate e dolorose, e senza un adeguato supporto rischiano di sperimentare un calo della motivazione e una perdita di efficacia nel loro lavoro.

Sia per i caregiver familiari che per quelli professionali, dunque, la possibilità di accedere a uno spazio di ascolto e di sostegno è fondamentale per preservare il proprio benessere e per continuare a offrire assistenza di qualità. Il prendersi cura di qualcuno non dovrebbe mai significare trascurare sé stessi: il benessere del caregiver è parte integrante del benessere di chi riceve le cure.

Bibliografia

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Physical and mental health effects of family caregiving. (Schulz, R., & Sherwood, P. R.; The American Journal of Nursing, 2008).

Is caregiving hazardous to one’s physical health? A meta-analysis. (Vitaliano, P. P., Zhang, J., & Scanlan, J. M.; Psychological Bulletin, 2003).

Positive aspects of caregiving: Rounding out the caregiver experience. (Cohen, C. A., Colantonio, A., & Vernich, L.; International Journal of Geriatric Psychiatry, 2002).

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