Crescita personale

Il perfezionismo: quando la ricerca dell’eccellenza diventa un ostacolo

Il perfezionismo è la tendenza a volere sempre il massimo da sé stessi, puntando a standard altissimi, spesso irraggiungibili. Se da un lato può sembrare una qualità da ammirare, dall’altro può trasformarsi in un peso, interferendo con il benessere mentale e la qualità della vita. Ma cos’è davvero il perfezionismo? E perché, a volte, ci porta più frustrazione che soddisfazione?

Che cos’è il perfezionismo

Il perfezionismo non è semplicemente fare le cose per bene, ma l’idea che ogni risultato debba essere impeccabile e che ogni errore sia una dimostrazione di fallimento. Rappresenta, dunque, un’inclinazione o un comportamento mediante il quale un individuo si impegna costantemente a perseguire l’ideale di perfezione in molte sfere della propria vita: immagina la presenza della voce di un “allenatore interiore” che sta lì, ti spinge a fare sempre di più e non è mai soddisfatto.

Quali sono le radici psicologiche del perfezionismo

Le radici di questa tendenza possono risalire sino all’infanzia: genitori molto esigenti, paura di deludere gli altri o esperienze di critica possono spingere una persona a credere che il proprio valore dipenda da quanto riesce a performare in modo perfetto. Altre volte, invece, è la società stessa a incoraggiare il perfezionismo, con i suoi standard elevati e la pressione di dover essere sempre al meglio.

Tra le radici psicologiche più comuni, spicca sicuramente la paura di non essere abbastanza: immagina di avere un radar interno che cerca sempre approvazione dagli altri. Per alcune persone, il perfezionismo nasce dalla paura di essere giudicate o non accettate. È come pensare: “Se faccio tutto alla perfezione, nessuno avrà motivo di criticarmi”. Questa paura può derivare da esperienze passate, come essere stati criticati da bambini o aver sentito che il proprio valore dipende solo dai risultati. Oppure dal bisogno di controllo: alcuni perfezionisti, infatti, sentono che il mondo è un posto caotico e imprevedibile e, per sentirsi sicuri, cercano di controllare ogni dettaglio. È un po’ come se dicessero: “Se tutto è sotto controllo, niente può andare storto.” Questo bisogno di controllo può essere una risposta a situazioni in cui si sono sentiti impotenti.

Inoltre, in alcune famiglie si fa passare il messaggio che bisogna essere sempre i migliori, ed è facile che i figli interiorizzino questi standard irrealistici. Ricevendo delle ricompense legate alla performance, per esempio, o complimenti solo quando si raggiunge la perfezione, è facile che si inizi ad associare il valore personale esclusivamente ai successi ottenuti. E, in presenza di ansia o insicurezza, il perfezionismo può essere un modo per gestirle, un meccanismo di difesa secondo il quale, se si agisce sempre in maniera impeccabile, non si lascerà spazio a errori o imprevisti che potrebbero essere causa di disagio.

Come il perfezionismo diventa un ostacolo al benessere mentale

Il perfezionismo sembra essere un mix di paure, aspettative e tentativi di proteggersi. Ma attenzione: anche se può sembrare un punto di forza, spesso finisce per bloccare la creatività e la felicità. Infatti, quando parliamo di perfezionismo, ci riferiamo a una ricerca eccessiva di perfezione: per esempio “quando avrò curato tutti i dettagli, potrò finalmente lanciare la mia attività” oppure “non posso permettermi di sbagliare/fallire, altrimenti gli altri penseranno che sono un disastro / rideranno di me”. Se perseguito in modo estremo, il perfezionismo può diventare grande un limite.

  • Genera ansia e stress: la paura di sbagliare genera tensione costante, rendendo difficile rilassarsi o sentirsi soddisfatti.
  • Blocca l’azione: paradossalmente, chi vuole fare tutto alla perfezione rischia di rimandare o non iniziare mai un progetto, per paura di non riuscire a farlo al meglio.
  • Mina l’autostima: un perfezionista fatica a riconoscere i propri successi, concentrandosi solo su ciò che non ha fatto bene. Questo lo porta a non sentirsi mai “abbastanza”.

Compromette le relazioni: la tendenza a criticare sé stessi o gli altri può creare tensioni con amici, familiari e colleghi.

Come la terapia può aiutare: da tratto limitante a potenzialmente utile

La buona notizia è che il perfezionismo non deve per forza essere un limite. Con il giusto supporto, può diventare una risorsa utile. La terapia, in particolare, aiuta a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali, insegna come distinguere tra il desiderio di eccellenza e l’ossessione per la perfezione, ad accettare gli errori e capire che sbagliare non è una catastrofe, ma un’opportunità per imparare e crescere, ad apprezzare i progressi e concentrarsi sul percorso, non solo sul risultato finale, per permettere di godere delle tappe intermedie, a bilanciare l’ambizione e benessere.

Il perfezionismo non è un “nemico” da combattere, ma una caratteristica che, se ben gestita, può spingere a migliorarsi senza compromettere la serenità. Trasformare il perfezionismo da limite a risorsa è possibile: con consapevolezza, supporto terapeutico e un po’ di pazienza, si può imparare a vivere con ambizione, ma anche con leggerezza. Dopotutto, non serve essere perfetti per vivere una vita soddisfacente.

Contributo a cura della Dott.ssa Antonella Calella

Bibliografia

Giusti, E. – Caputo, O. (2010). La perfetta imperfezione. Il trattamento delle insoddisfazioni e degli ideali irraggiungibili. Sovera Edizioni.

Ong, W. C. – Twohig, P. M. (2023). Il perfezionista ansioso. Imparare con l’ACT ad accettare che si può sbagliare. FrancoAngeli Edizioni, trad. a cura di Marco Moderato.

Schafler, K.M. (2024). Perfezionista e felice. Mondadori edizioni.

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