Il senso di colpa: come gestirlo, quando è patologico

Il senso di colpa è un’emozione complessa che ci mette alla prova e ci spinge a guardarci dentro. Può essere utile per capire cosa pensiamo di noi stessi, ma può anche essere un importante campanello d’allarme per condizioni di malessere che stiamo vivendo. Questo articolo vuole fare luce sulle origini del senso di colpa, su quando è il caso di preoccuparsi e su come gestirlo per ritrovare la serenità.

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Cos'è e da cosa dipende il senso di colpa

Le sventure si possono sopportare, provengono dall’esterno, sono accidentali; ma soffrire per le proprie colpe – ah! Questo è il pungiglione della vita.

– Oscar Wilde

Il senso di colpa è definito da Carroll Izard, psicologo e ricercatore americano, come un’emozione complessa che tutti sperimentiamo nel corso della vita. Come tutte le emozioni complesse (vergogna, orgoglio, disprezzo, ecc.) anche il senso di colpa si manifesta a partire dal diciottesimo mese di vita e si stabilizza intorno ai tre anni, quando le emozioni primarie (rabbia, gioia, tristezza, sorpresa, disgusto, paura) sono già state sperimentante e si è sviluppata l’immagine di Sé, ovvero la capacità di pensare riferendosi a sé stessi. Il senso di colpa è, infatti, un’emozione auto-riflessiva, poiché prevede che l’individuo ragioni su di sé all’interno del contesto sociale.

Da questa definizione è possibile individuare la radice del senso di colpa: il nostro rapporto con la società. Proviamo senso di colpa quando diciamo o facciamo qualcosa che non è in linea con le norme sociali e culturali del contesto a cui apparteniamo (es. ingannare una persona anziana, tradire il partner, non aver cura di un bambino, ecc.). L’esperienza della colpa nasce quando sentiamo di aver violato una regola o di aver fatto qualcosa di sbagliato, quando giudichiamo quindi negativamente un nostro comportamento (mancato o compiuto).

Provare senso di colpa implica la consapevolezza di aver agito, infrangendo una norma morale, in modo non socialmente accettabile. Oltre alla morte, la più grande paura dell’essere umano, in quanto “animale sociale”, è quella di non valere agli occhi degli altri, di essere considerato in modo negativo e con ostilità, e quindi di essere rifiutato o escluso dalla comunità (Della Seta, 2005). Questo bisogno pone l’accento sull’importanza dell’immagine che gli altri hanno di noi, e giustifica, quindi, la funzione del senso di colpa. Esso ha, infatti, una doppia valenza: positiva, quando ci rende consapevoli di aver sbagliato e svolge una funzione di crescita personale e di adattamento sociale; negativa, quando rappresenta un fardello di cui portiamo il peso, perché viviamo secondo regole rigide e standard elevatissimi, che è inevitabile violare o non rispettare.

Aspetti familiari e relazionali del senso di colpa

Il senso di colpa nasce, quindi, dal fatto che l’uomo vive in società: essa, per esistere, ha la necessità di fondarsi su una serie di regole etiche condivise dai suoi membri e la cui contravvenzione comporta un giudizio negativo da parte degli altri e, quindi, di sé stessi. Ma dov’è che sperimentiamo concretamente il senso di colpa per la prima volta? Esattamente dove sperimentiamo la maggior parte dei vissuti della nostra infanzia: in famiglia.

Il modo in cui un bambino interiorizza regole e valori dipende dallo stile educativo dei genitori. Facciamo un esempio. Se si cresce ricevendo un’educazione molto rigida, basata su valori come il senso del dovere, la critica e la disciplina, è facile sviluppare una personalità rigida, inflessibile, che enfatizza errori e insuccessi, incapace di darsi tregua per la più piccola dimenticanza. Si è quindi maggiormente esposti al rischio di provare senso di colpa, non appena ci si confronterà con doveri troppo rigidi e standard troppo elevati, impossibili da raggiungere. Una condizione simile si sviluppa anche quando si cresce con la regola primaria “è bene imparare a fare tutto da soli e per conto proprio”, perché, oltre a essere iper-critici, si proverà senso di colpa ogni volta che si avrà bisogno di aiuto (Bucciarelli-Giusti, 2011).

Un ambito nel quale il senso di colpa sortisce effetti importanti è quello delle relazioni: sentirsi in colpa porta a svalutarsi e a sentirsi insicuri, ed entrambe le cose rendono l’individuo manipolabile. Il senso di colpa è, infatti, la leva su cui si poggia la maggior parte dei ricatti affettivi e delle manipolazioni psicologiche.

Quando il senso di colpa diventa patologico

In alcuni casi, il senso di colpa diventa costante e costituisce una fonte di malessere perpetuo. Può accadere quando si ha una percezione distorta (ingigantita) delle proprie azioni e degli effetti che queste possono avere sugli altri e sull’ambiente. Il senso di colpa diventa patologico quando è sproporzionato rispetto a ciò che lo innesca, oppure quando viene innescato da eventi che sono fuori dal nostro controllo. Se tendiamo ad assumerci la responsabilità per persone o situazioni che non possiamo controllare, entriamo in uno stato di preoccupazione e rimorso costanti. Quindi, invece di essere qualcosa di altruistico, che ci permette di riconoscere i nostri errori e di aver cura delle persone intorno a noi, il senso di colpa si trasforma in auto-persecuzione: ci spinge a punire noi stessi per qualunque cosa, privandoci di riconoscimenti, ricompense e gratificazioni. Questo conduce, il più delle volte, a una rapida discesa dell’autostima.

Il senso di colpa patologico svolge un ruolo chiave in diversi disturbi psicopatologici, tra cui depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, disturbo ossessivo-compulsivo e dipendenze. Nella depressione, ad esempio, ci si auto-colpevolizza costantemente; nel disturbo d’ansia, quest’ultima scatta quando sentiamo di non corrispondere all’immagine ideale di noi stessi (al “come dovremmo essere”); nel PTSD, ci si assume addirittura la responsabilità dell’evento traumatico che si è vissuto; nel DOC, i comportamenti compulsivi sono attuati proprio al fine di evitare la paura della colpa. Il senso di colpa patologico può, infine, generare una serie di sintomi fisici quali mal di testa, mal di stomaco o disturbi del sonno, come l’insonnia.

Come combattere il senso di colpa

Una colpevolizzazione costante influenza notevolmente la qualità della vita, perché compromette l’immagine che abbiamo di noi stessi e influenza quindi ogni nostra azione. Per questo, vale la pena affrontarlo chiedendo aiuto a un professionista. Iniziare un percorso che abbia l’obiettivo di rendere il senso di colpa costruttivo e non distruttivo è il primo passo per costruire un’immagine di noi stessi basata sulle nostre risorse e non sulle nostre mancanze, per imparare ad agire guidati dalla consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che possiamo fare, e non guidati da obblighi, doveri e colpe. Di seguito, alcuni passi che un percorso psicologico potrebbe aiutare a compiere.

  • Confrontarsi con le nostre emozioni: comprendere ciò che sentiamo e, soprattutto, ciò che ha innescato le emozioni è la chiave per individuare l’origine del senso di colpa.
  • Accettare il passato e il presente per agire sul futuro: è importante comprendere che rimuginare sul passato non darà la possibilità di tornare indietro e cambiare le cose, e che, accettare ciò che è stato e dove ci ha portati è necessario per ripartire dal presente con una consapevolezza che guiderà nel futuro.
  • Vedere chiaramente: è necessario lasciarsi condurre verso una visione più realistica delle cose, che liberi dalle responsabilità, non nostre, che ci siamo assunti. Comprendere che non siamo responsabili per tutti e che non abbiamo il controllo su tutto è un passo fondamentale per liberarsi dal senso di colpa.
  • Imparare a perdonarsi: è certamente il passo più difficile, ma anche la conquista più grande per chi si sente schiacciato dal senso di colpa.

L’aiuto di un professionista della salute mentale per affrontare e gestire il senso di colpa è particolarmente indicato per chi sperimenta, all’interno delle proprie relazioni, forme di manipolazione affettiva da parte del partner: buona parte delle relazioni disfunzionali o tossiche, infatti, viene mantenuta in vita proprio grazie al senso di colpa, attraverso cui il partner ci fa sentire costantemente in debito, in difetto, o in ansia.

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Bibliografia

Battacchi M.W., Vergogna e senso di colpa in psicologia e nella letteratura; Raffaello Cortina, 2002.

Bucciarelli R., Giusti E. Terapia del senso di colpa: oltre la malinconica autopersecuzione; Sovera Edizioni, 2011.

Della Seta L., Debellare il senso di colpa contro l’ansia, contro la sofferenza psichica; Marsilio editore Venezia, 2005.

Izard, Carroll E. Translating emotion theory and research into preventive interventions. Psychological bulletin 128.5, 796; 2002.

Izard, Carroll E. The many meanings/aspects of emotion: Definitions, functions, activation, and regulation. Emotion Review 2.4, 363-370, 2010.

Sitografia

Redazione La finestra sulla mente (2022). Il senso di colpa, che cos’è e come gestirlo. La finestra sulla mente – Sant’Agostino Psiche.
www.psiche.santagostino.it/senso-di-colpa/

Redazione Istituto Santa Chiara (2022). Quando il senso di colpa è patologico. Istituto Santa Chiara.it
www.istitutosantachiara.it/quando-il-senso-di-colpa-e-patologico/

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